Mostra temporanea di Design del Sacro al Museo Baroffio al Sacro monte di Varese
Mostra temporanea di Design del Sacro al Museo Baroffio al Sacro monte di Varese "INTORNO AI VASI SACRI - CINQUE MAESTRI DEL DESIGN ITALIANO RIPENSANO IL CALICE"
MUSEO BAROFFIO E DEL SANTUARIO
Via del Monastero, Sacro Monte di Varese
“Intorno ai vasi sacri”, mostra dedicata ai calici a cura di Marco Romanelli e Carlo Capponi

Da sabato 9 settembre 2017
, giorno della ricorrenza della prima apertura al pubblico del Museo Baroffio e del Santuario di Santa Maria del Monte nel 1936,si apre la mostra temporanea “Intorno ai vasi sacri – Cinque maestri del design italiano ripensano il calice”. Si tratta di un’esposizione di design del sacro, in cui cinque famosi autori italiani reinterpretano matericamente e secondo il linguaggio del nostro tempo la forma dell’oggetto “calice”, vaso sacro dal pregnante significato liturgico e rituale.

La mostra, già presentata nel mese di aprile al Complesso Museale “Chiostri di Sant’Eustorgio”, è stata curata da Marco Romanelli e Carlo Capponi col patrocinio del Vicariato alla Cultura dell’Arcidiocesi di Milano e organizzata in collaborazione con La Triennale di Milano/Triennale Design Museum e Material ConneXion Italia, azienda che ha messo a disposizione dei designer selezionati la sua “Materioteca”.

Protagonisti di tale mostra sono cinque tra i massimi interpreti del design italiano: Antonia Astori, Riccardo Dalisi, Michele De Lucchi, Alessandro Mendini e Paolo Rizzatto, artisti di fama, che per qualità artistica, sensibilità e perché veri e propri “maestri” nel loro settore sono stati chiamati a “ripensare il calice”, ideando nuove forme per creare vasi sacri, quali moderni simboli di una contemporanea sacralità.

Infatti, come dice Marco Romanelli nella sua introduzione alla mostra “…un calice, come ogni altro oggetto disegnato in un determinato momento storico, deve parlarci di quel tempo preciso o, al limite, farci intravvedere il futuro”. “Dal punto di vista formale, per molti secoli, i calici hanno rispecchiato lo stile del proprio tempo”, proponendosi come forme d’arte e oggetti moderni e contemporanei. Dal secondo dopoguerra però le cose iniziano a cambiare e il rapporto tra oggetto realizzato e la linea del tempo diventa sempre più labile e meno chiaro, fino alla definizione di uno “stile senza tempo”, creando stilistiche ibridazioni confuse e di produzione meccanica, dove non si coglie più la manifattura artigianale.

Questo è il presupposto da cui nasce la mostra “Intorno ai vasi sacri”: ai cinque progettisti selezionati è stato infatti chiesto di realizzare loro originali e moderne interpretazioni dell’oggetto calice, simbolica e preziosa suppellettile atta ad accogliere il vino/sangue di Cristo, usando la “lingua del nostro tempo”.

Di seguito si riporta una breve presentazione di Marco Romanelli degli artisti:

Antonia Astori
Affronta il tema del calice all’unisono in chiave di riduzione e di ampliamento. “Riduzione” in quanto dimensionalmente propone un calice “da viaggio”, forse a indicare una concezione della fede più personale che non legata alle grandi celebrazioni collettive. Viceversa “dilatazione” in quanto la base del calice, un gambo senza piede, viene traforata come un cielo stellato a far intravvedere una misteriosa luce dorata sottostante. Peculiare anche la scelta della forma semi-sferica per la coppa.
 
Riccardo Dalisi
Sostiene da sempre il valore del progetto e non della materia con cui il progetto viene realizzato. Il calice da lui progettato risente fortemente di questo approccio, nonché della sua parallela attività di scultore. Una materia povera come il lamierino di rame, saldato con brutalistica evidenza, viene sagomata a forma di cuore. Al calice si appoggia poi un Ecce Homo, giustamente provato e filiforme: unico dei cinque calici in cui si percorra la strada della raffigurazione diretta della Passione.
 
Michele De Lucchi
Progetta un calice che dimostra una profonda conoscenza dei significati e dei riti. La parte inferiore del suo calice, è in realtà una simbolizzazione del Monte Calvario, scabro e martellato, e, ancor più in basso, ai piedi della montagna da scalare, troviamo una piccola croce in rilievo. Sopra questo “calvario” si erge la perfezione lucente della coppa destinata a contenere il vino/sangue.
 
Alessandro Mendini
Progetta un calice che ha l’assolutezza di un disegno infantile (come afferma lui stesso: tracciato da un “bambino mistico”) e contemporaneamente l’eleganza di un oggetto viennese dell’inizio del secolo scorso. Ce lo dimostrano le proporzioni inedite e, sul gambo sottilissimo, una sequenza di incisioni che, attraverso la ripetizione di forme geometriche primarie, ci parla degli inizi della storia.
 
Paolo Rizzatto
Cita, non a caso, Piero della Francesca, il più straordinario e volumetrico dei pittori rinascimentali. Nella tavola di progetto il calice sta lì, sul bordo del Sepolcro, mentre il Cristo ascende al cielo: ci viene “dato in alternativa”. Per questo motivo la forma a doppio cono raccordato si illumina di una piccola invenzione: una croce, ma non sovrapposta al volume, piuttosto scavata nel pieno. Ovvero una Croce di luce.
 
         In tale occasione saranno esposti in Museo - oltre ai calici, agli schizzi e ai disegni di progetto dei cinque progettisti - anche alcuni esemplari di altri calici, provenienti dalla Collezione d’arte di Monsignor Pasquale Macchi, oggi conservati presso il Centro Espositivo, a lui dedicato, presso la prima cappella del Sacro Monte di Varese. Si tratta di calici di epoche e aree geografiche diverse, che consentiranno un interessante confronto stilistico tra ciò che è oggi e ciò che è stato all’epoca di Mons. Pasquale Macchi.
 
         La mostra sarà visitabile a partire da sabato 9 settembre, tutti i mercoledì, giovedì e venerdì dalle 14.00 alle 18.00 e tutti i sabati e le domeniche dalle 10.00 alle 18.00 fino a domenica 12 novembre. L’ingresso al museo: intero a 5 € e ridotto a 3 € è comprensivo della mostra temporanea.
 
Per informazioni contattare il 366.4774873 - 328.8377206 o scrivere a info@museobaroffio.it 


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